La legge che obbliga gli esercenti le professioni sanitarie a sottoporsi al trattamento sperimentale (propagandato come “vaccino”) si sta rivelando un vero e proprio boomerang. Quella legge che doveva tutelare, secondo loro, la salute pubblica, in realtà, se applicata, distrugge il SSN. Infatti gli operatori sanitari che non intendono sottoporsi al trattamento sono tanti, più del previsto; il numero totale è ancora sconosciuto, ma solo in Piemonte sono 20mila (1).
La regione Piemonte quindi da un lato deve dar seguito ai capricci di un governo incapace dall’altra deve garantire la tutela della salute dei cittadini, di fatto impossibile con meno 20mila unità. Una situazione che rischia di far scoppiare il caos tra i vari livelli di amministrazione dello Stato.
I primi provvedimenti di sospensione sono fioccati solo nel settore privato (RSA, case di cura), nel pubblico invece tutto tace: un segnale degli attriti in atto tra amministrazioni, regioni e governo che non avevano previsto un numero così elevato di sanitari resistenti. Il coltello dalla parte del manico ce l’hanno dunque gli infermieri, i medici, i fisioterapisti, gli oss e tutte le professioni senza le quali il Servizio Sanitario Nazionale implode.
La legge sull’obbligatorietà a sottoporsi al “vaccino” per i sanitari è di fatto inapplicabile dal momento che gli organici, ridotti all’osso, già oggi faticano a rispondere ai bisogni di salute della popolazione; nel corso dell’ ultimo decennio vi è stata una costante riduzione del personale dipendente del SSN: dal 2009 ad oggi si sono persi 35.000 unità, un impoverimento che supera del 50% quello registrato nel resto della pubblica amministrazione (2).
Questa lenta e inesorabile emorragia di personale rischia ora di aggravarsi e di accelerarsi con l’applicazione della legge più liberticida della storia, mettendo così a rischio la salute pubblica.
Già oggi il rapporto ideale infermiere:paziente infatti dovrebbe essere di 1:6 perchè ogni aumento di una unità paziente per infermiere, al rapporto ottimale di 1:6, la probabilità di morte del paziente aumenta del 7%.
Il rapporto medio attuale è esattamente il doppio 1:12, con un rischio di mortalità aumentato del 42%(3). La sospensione di migliaia di infermieri farà aumentare quel rapporto con il conseguente aumento del rischio di mortalità.
Questo sistema uccide. Urge dare un forte segnale di dissenso, per questo mercoledì 30 giugno, a Bologna si terrà lo sciopero generale degli esercenti le professioni sanitarie, indetto dalla FISI (Federazione Italiana Sindacati Intercategoriali).
Noi trionferemo!